Pioppeta d’impianto in fase di successione naturale
Localizzata sui terrazzi dei depositi fluviali recenti, si tratta di una fustaia biplana. Il piano superiore è formato da piante imponenti e a fine ciclo vegetativo (stramature) di pioppo bianco (Populus alba L.) alte fino a 40 metri, con diametri a petto d’uomo di oltre un metro e con un’età superiore agli 80 anni. I pioppi, sebbene di probabile origine antropica, sono distribuiti in modo irregolare a seguito dei numerosi crolli e stroncamenti ai quali sono andati incontro nel corso del tempo. Il piano intermedio è costituito in prevalenza da rinnovazione di olmo (Ulmus minor Mill.), acero campestre (Acer campestre L.), bagolaro (Celtis australis L.), robinia (Robinia pseudoacacia L.) e acero americano (Acer negundo L.). Lo strato intermedio raggiunge, dove il piano superiore è assente, anche i 20 metri di altezza. La componente arbustiva è a densità variabile ed è formata prevalentemente da rovi (frequente Rubus caesius L.), prugnolo (Prunus spinosa L.) sambuco (Sambucus nigra L.), fusaggine (Euonymus europaeus L.) e, nelle aree più aperte, falso indaco (Amorpha fruticosa L.). Lo strato erbaceo è generalmente denso e formato da specie igrofile e nitrofile, come Carex pendula Huds., Ajuga reptans L., Urtica dioica L., Circaea lutetiana L. e Parietaria officinalis L.

Frequentemente sono visibili carpofori di Fomes fomentarius che colonizzano il fusto dei pioppi.
Lungo il fiume Reno sono presenti anche piante di salice bianco (Salix alba L.) e salici arbustivi (Salix purpurea L., Salix eleagnos Scop.).
(dalla Relazione definitiva – 15 Marzo 2017 Dip. BiGeA – Università di Bologna, Prof. Alessandro Chiarucci, Dot.sa Chiara Lelli)

Zona a funzione naturalistica passiva
Nelle aree a funzione naturalistica passiva non si prevedono interventi che vincolino le tendenze di sviluppo della vegetazione. La dinamica degli ambienti inclusi in questa area è monitorata periodicamente.
Per preservare i processi naturali in atto è sempre vietato addentrarsi in queste aree che, in virtù delle loro specificità, risultano non sicure per la frequentazione antropica.